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Si piazza sul pc scaricando numerosi software da Internet
Chi li distribuisce nega ogni abuso. Ma gli esperti...


Advert.dll, la spia
venuta dalla Rete


ROMA (g.mol.)- Fate un piccolo esperimento: cercate sul disco rigido del vostro computer un file denominato "advert.dll". Probabilmente ne ignoravate l'esistenza, né sapete come sia arrivato lì. E soprattutto a cosa serva. Ecco le risposte: quel file si piazza sull'hard disk quando installate alcuni dei più popolari software gratuitamente scaricabili dalla Rete (la lista ne contiene centinaia). E ogni volta che vi connettete a Internet invia alla società che distribuisce i programmi - a vostra insaputa - una lunga serie di informazioni su vostro conto.

Quali? Qui la faccenda si complica. Perché la Radiate, questo il nome dell'impresa, tende a minimizzare, definendo "false" le voci che da tempo circolano sul suo conto. Nella nota che spiega la politica della privacy dell'azienda si legge infatti che i dati trattati sono estremamente limitati: "Noi mandiamo messaggi pubblicitari sul vostro computer, riceviamo informazioni sui banner che voi vedete e studiamo le risposte alle domande che vi abbiamo posto".

Ma non tutti la pensano così. Numerosi hacker ed esperti di sicurezza telematica si sono infatti presi la briga di studiare "advert.dll", che tecnicamente è una libreria dinamicamente collegata (dynamic link library), cioè un pezzo di software che contiene funzioni utili per altri programmi. Il primo a farlo è stato AcidBurn, un pirata americano. Ma poi ci hanno lavorato anche italiani. Scoprendo cose molto interessanti.

"Quando ci si connette a Internet, advert.dll crea una finestra invisibile, che si mette in comunicazione con il server della Radiate", spiega 'Quequero', un giovane hacker abruzzese. "Poi gli invia una serie di dati: il nome dell'utente, il suo Ip, la lista dei programmi installati sul computer e di tutto quello che si è scaricato dalla Rete, i siti e i banner visitati durante la navigazione, e molto probabilmente, lo stiamo accertando, anche la password con la quale si entra in Rete".

L'elenco fa un po' impressione. Perché l'intrusione nel privato del cybernauta è tanto spinta quanto impalpabile. E la sproporzione tra ciò che viene ammesso e ciò che si sospetta è grande. Nel dubbio però la "cimice" si attacca stabilmente al computer. E dall'altra parte, in ogni caso, c'è qualcuno che ascolta. Non è una bella sensazione, quando lo si viene a sapere.

(20 luglio 2000)

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